Le Recensioni – Sopra un fiume nero

di Gianluca Calvino / Le Recensioni – Sopra un fiume nero di Domenico Infante

BIO

Domenico Infante, napoletano di nascita e romano di adozione, si definisce curioso di professione: sempre in cerca di scene da catturare, suoni da ricordare, canzoni da ascoltare e facce, decine di migliaia di facce da raccontare, per gioco, per passione, per il gusto di catturare le emozioni e le espressioni che quei racconti disegnano su altre facce. Autore per la casa editrice Scrittura & Scritture dei racconti Cronache del vicolo (2006), Novanta minuti (2009), Vento e sabbia (2012) e del romanzo Sento la neve cadere (2014).

Coltiva anche altre passioni, come i vini – è infatti sommelier – e il calcio, di cui scrive su alcune riviste. Per Porto Seguro ha pubblicato il noir “Sopra un fiume nero”.

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Roma, Grande Raccordo Anulare.

Traffico impazzito, come sempre. Afa, sole che picchia, il consueto inferno quotidiano delle anime che vagano attorno e dentro la Capitale.

Ma a un tratto, in questo inferno si materializza un angelo. Biondo, bellissimo, giovane e sfrontato.

Valeria.

Valeria che litiga con il suo uomo ed esce da un’auto nel bel mezzo del Raccordo Anulare e si infila, senza manco chiedere permesso, nell’auto di un altro. Nello specifico, di Marco Rabini, informatico.

Un uomo alle prese con le consuete rogne di lavoro ma che si è ormai costruito una corazza di indifferenza e cinismo che gli consente di affrontare qualunque casino con un mezzo sorriso stampato sul volto.

Ma a Valeria non è preparato. Quella ragazza è un fascio di luce che lo investe con una potenza a cui non è in grado di opporre resistenza. La giovane non ha bisogno di sedurlo, lui è già perso per lei. Per il suo sorriso malizioso, per le sue gambe interminabili, per la sua pelle perfetta.

Marco diventa tutt’uno con lei. La accudisce, la scorta, la nutre, la ama. La possiede.

Finché qualcuno lo spegne, quel fascio di luce. Brutalmente.

Valeria muore, sgozzata come un agnellino.

E da quel momento in poi, la vita di Marco ha l’unico obiettivo di trovare il colpevole e punirlo. Punirlo per avere infranto l’ultimo sogno della sua vita.

Un noir metropolitano che porta con sé tutti gli ingredienti della tradizione mediterranea del genere: l’amore per una donna fatale, lo sconvolgimento di una vita “normale”, l’ossessione che ne consegue. Fino al finale incalzante, tragico quanto inevitabile.

Domenico Infante non tradisce la sua vocazione per una narrativa che scandaglia i più oscuri recessi dell’animo umano, portando alla luce le bassezze e le meschinità di cui l’individuo è capace.

Il romanzo, strutturato come un unico flusso narrativo dal ritmo sincopato, è una vera e propria caduta nell’abisso, quello da cui è impossibile tornare.

E il lettore, scorrendo le pagine, arriva al punto di non essere più tanto sicuro di voler scoprire la verità. Perché quella, la verità, sa essere a volte davvero crudele.

Ringraziamo l’autore per averci concesso la possibilità di leggere la sua opera.

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