di Marco Scarfiglieri / Un mediatore, un ambasciatore, un manager, un avvocato, un confessore: il multitasking fatto persona, questo è e dovrebbe essere un agente letterario.
In primis, un agente è uno scout, un acuto osservatore, un tessitore cronico di relazioni, un’agenda vivente, un accumulo di contatti.
L’agente letterario mastica attualità, si cala nel contesto culturale, è vigile, dorme poco, non ha tempo, il telefono squilla, lui è stressato ma felice.
Tecnicamente, è un intermediario che interviene nella relazione tra autore ed editore, tutelando gli interessi del primo ma strizzando l’occhio al secondo. L’agente è l’artigiano del compromesso. È un intercessore (un po’come avere un santo in paradiso), ha una missione, quella di far sì che un libro sia pubblicato e che in seguito l’editore adempia i propri doveri contrattuali. Il Mino Raiola dell’editoria, per intenderci.

L’agente ha davanti a sé diverse strade.
Scommettere sull’autore giusto. Piazzare un talentino, una promessa della narrativa, un potenziale best seller, andandone a caccia tra contest e fiere o andandosi a studiare le uscite di case editrici locali e/o minori.
Puntare su un progetto editoriale interessante. Saggistica e varia ben si prestano a questa tipologia di operazioni. In questi tempi così “moderni” pescare il jolly dal mazzo potrebbe essere una strada percorribile. Influencer, pagine social di largo seguito, improbabili figure “carismatiche” e di forte attualità: le alternative non mancano, occorrono, però, tempismo, dinamicità, rete di contatti.
All’agente l’arduo compito di presentare l’autore alla casa editrice più affine al suo genere e alla sua sensibilità. Ragion per cui, più contatti vanterà, meglio sarà, e più sarà a conoscenza sulle pretese degli editori, più sarà capace di proporre il testo alla realtà più consona e disposta ad accoglierlo.
Una volta accettato (si spera!) il progetto, all’autore (raggiante più che mai!) verrà inviato un contratto di rappresentanza. L’autore firma, il lavoro comincia, l’agente ha vinto la prima battaglia, la guerra è ancora lunga.
Altra grana. Occuparsi degli incassi spettanti al suo autore, le sue royalty. Pubblicato il libro, toccherà a lui verificare i rendiconti e l’arrivo degli introiti nelle tasche dell’autore. Laddove si tratti di narrativa si interesserà della cessione dei diritti all’estero e nel proporre la storia alle case di produzione cinematografica. All’agente, talvolta e a seconda del tipo di rapporto (anche contrattuale) instaurato con la casa editrice, spetta anche editing, correzione e revisione del testo.
L’agente letterario? Una sorta di parafulmine con i piedi. Attira e assorbe ogni sorta di lamentela:
L’editore non mi capisce!
L’ufficio stampa non mi segue abbastanza! Ma non ho capito Mister X che ha più di me?
Il tuo autore che fa, dorme?
Quante copie vende e quante ne regala?

L’agente dà una mano a tutti, colma i vuoti, mette le pezze. Utopia? Forse, ogni attore è diverso, agente, autore, editore. Il triangolo no, non l’avevo considerato: buona parte della partita si giocherà con il testo, con la sua qualità e spendibilità sul mercato. E così si torna all’agente, insomma, un vero e proprio rompicapo.
Ai lettori l’ardua sentenza (o clemenza)!
Indispensabile? È stato detto, all’autore la scrittura, all’agente la seccatura (questioni pratiche e burocratiche). Un rapporto sinceramente interessato. Si rema nella stessa direzione: il guadagno dell’autore è il ricavo dell’agente. Si lavora all’unisono, con rapidità e tempismo. L’agente può essere la carta in più per un autore, il passe-partout per la pubblicazione, la porta del paradiso.
Le case editrici, oggi come oggi, si affidano come non mai a questi 007 dell’editoria, per infiltrarsi a ogni angolo del mondo culturale e sociale, con il desiderio di scovare nuova linfa per l’immediato futuro, per il prestigio, per il nome e, soprattutto, per le casse della propria azienda.
Agli agenti l’ardua ricerca!